Il modello Bahia per l’università del futuro

Guido Piccoli Tra Napoli e Bahia l’amore continua. La due giorni organizzata Giorgio Baratta, docente dell’Università di Urbino, iniziata nella sede dell’Orientale di via Chiatamone 61 per proseguire questa sera alle 20 al Madre di via Settembrini.

Protagonista principale è Naomar de Almeida-Filho, rettore dell’Ateneo federale della città brasiliana, che esporrà quei principi innovativi che hanno convinto il presidente Lula al finanziamento della cosiddetta «Universidade nova» basata su una forte impronta interdisciplinare e internazionale. «Quanto immaginato per l’università di Bahia trascende la situazione brasiliana e si propone come una riflessione per tutti coloro che hanno a cuore non solo l’indipendenza del sapere, ma anche la sua destinazione sociale», sostiene Baratta.

Il punto qualificante della «Universidade Nova» sono i Bacharelados Interdisciplinari, della durata di tre anni, che costituiscono il primo ciclo di istruzione teso a fornire una formazione universitaria generale che abbracci grandi aree della conoscenza (umanistica, artistica, scientifica e tecnologica) e che consenta un continuo interscambio tra l’apprendimento e la formazione e tra la cultura umanistica e quella scientifica. «Quello che proponiamo non è un’u-topia, ma una pro-topia, non un luogo che non c’è, ma un luogo da costruire», dice de Almeida, che immagina un futuro con «più ingegneri consci della poesia, più medici con una base di comprensione ecologica, più artisti addentrati nella filosofia, più amministratori con una formazione storica adeguata, più chimici con le basi della cultura classica».

De Almeida parteciperà alla serata di presentazione del quaderno «Napoli-Bahia. Modernità e incanto» (progettato dall’Orientale) che Baratta proporrà insieme con la proiezione di alcuni video, con la letture di poesie e le note e parole interpretate, tra gli altri, da Maria Pia de Vito e Eugenio Bennato.